Terza Eta’, Istruzioni per l’uso : L’Apprendimento permanente
Terza Eta', Istruzioni per l'uso : L'Apprendimento permanente – Ada Nazionale
Continua la nostra rubrica ” Terza Età, Istruzioni per l’uso” a cura del Dott. Francesco Loretucci, oggi un focus sull’apprendimento permanente.
L’apprendimento permanente
L’Apprendimento Permanente viene definito come una “qualsiasi attività intrapresa dalle persone in modo formale, non formale, informale nelle varie fasi della vita, al fine di migliorare le conoscenze, le capacità e le competenze in una prospettiva personale, civica, sociale e occupazionale” (legge 92 del 28/06/2012, articolo 4 comma 51). Con questo articolo quindi con l’intesa in C.U. del 20 dicembre 2012 e l’Accordo in C.U. del 10 luglio 2014 è stato istituito e disciplinato nel nostro Paese l’Apprendimento Permanente (Lifelong learning). Anche se non esiste una sua definizione classica, l’espressione indica un percorso formativo che prosegue per tutto l’arco della vita. Chiamato anche apprendimento continuo il Lifelong learning consiste in un aggiornamento volontario ed extrascolastico relativo alle competenze possedute con l’obiettivo di rispondere alle nuove esigenze della propria vita e della società nel suo insieme. A differenza dell’apprendimento classico che avviene all’interno di un ciclo didattico tradizionale quale la frequenza di scuole, istituti superiori ed università, con l’apprendimento permanente l’individuo è totalmente responsabile della propria educazione non solo di ciò che apprende, ma anche delle modalità con cui le porta a termine. Dalle lezioni in presenza ai corsi online, dai Webinar ai Master il Lifelong Learning si caratterizza per essere una scelta volontaria mirata ad accrescere le proprie competenze e conoscenze. Uno dei grandi meriti del Lifelong Learning è stato, come accennato in precedenza, quello di avere eliminato la cristallizzazione che distingueva la conoscenza nata in contesti di formazione tradizionale da quella nata dall’esperienza della vita quotidiana. L’Apprendimento Permanente comprende quindi:
a) L’Educazione formale: qualsiasi attività educativa strutturata nata all’interno delle istituzioni scolastiche. Una attività che procede per gradi e che termina con il riconoscimento di una certificazione quale un diploma o una laurea.
b) L’Educazione non formale: attività educative che non riguardano né l’ambiente scolastico né le attività curriculari. Pur essendo una formazione pianificata non termina con alcuna documentazione né certificato di frequenza.
c) L’Educazione informale: attività formative non associate a tempi o luoghi specifici che permettono al soggetto di acquisire conoscenze, attitudini ed abilità dall’esperienza quotidiana. Una forma di apprendimento che nasce dall’esperienza diretta legata ad esempio al tempo libero o alla adesione ad una associazione di volontariato quale l’A.D.A. O.d.v.
In riferimento alle associazioni di volontariato l’ultimo censimento effettuato rileva che nel settore non profit oltre 700.000 volontari hanno una età maggiore di 65 anni rappresentando il 15% del totale dei 7.700.000 volontari attivi in Italia. Sono quindi una risorsa fondamentale per l’associazionismo contribuendo alla:
a) cura e assistenza a malati e grandi anziani contrastando la solitudine e l’isolamento.
b) accoglienza, solidarietà sociale e raccolta fondi per l’autofinanziamento di associazioni e iniziative benefiche.
La partecipazione dei volontari over 65 a molte iniziative quali aperture e gestione di biblioteche, vigilanza davanti le scuole, volontariato presso le Protezione Civile, servizio di visite guidate nei musei rientra a pieno titolo in quella che abbiamo definito Educazione Informale nella quale i soggetti offrono le loro competenze creando un tessuto di relazioni che li fa sentire utili ed apprezzati stimolandoli inoltre a mettersi in gioco. Sempre in quest’ottica dell’Educazione Informale la pratica della trasmissione intergenerazionale delle competenze tra anziani e giovani si rileva sempre più di grande utilità per il mondo del lavoro. Professionisti quali psicologi, medici, assistenti sociali e commercialisti possono prestare le loro competenze, una volta pensionati, ad associazioni di volontariato. Nel mondo dell’artigianato, ad esempio, l’affiancamento di un anziano con un giovane permette di tramandare la conoscenza che solo un contatto diretto permette. L’apprendimento continuo dell’adulto e dell’anziano promuove quindi l’adattamento ad una società in continua evoluzione, che stimola sempre nuovi bisogni lontani dalla formazione scolastica, mirati a nuove forme educazionali in grado di sostenere e migliorare lo stesso processo dell’invecchiamento.