Terza età, istruzione per l'uso: il Caregiver – Ada Nazionale
Continua la rubrica Terza età istruzioni per l’uso a cura del Dottor Francesco Loretucci. Oggi un focus sulla figura del Caregiver:
Con il termine “Caregiver familiare” si intende una persona che assiste volontariamente in modo gratuito e responsabile un soggetto non autosufficiente o comunque in condizioni di necessario aiuto, non in grado di essere autonomo nella gestione della propria malattia.
Nella fascia degli ultra 65enni, nel biennio 2020-2021, emerge che la condizione di disabilità coinvolge 13 persone su 100. Cresce con l’età, in particolar modo dopo gli 85 anni interessa 4 anziani su 10 (42%). E’ più frequente nelle donne (15% vs 9% uomini), fra le persone socio-economicamente svantaggiate per difficoltà economiche (28% per chi ha molte difficoltà economiche vs 10% tra chi non le riferisce) o per bassa istruzione (23% vs 7% fra chi ha un livello di istruzione alto). La maggior parte delle persone con disabilità (99%) riceve aiuto, ma la maggior parte del servizio di cura e di assistenza è sostenuto dalle famiglie, specie dalle donne, molto meno dai servizi sociosanitari. Il 96% dichiara di ricevere aiuto dai propri familiari per le attività della vita giornaliera per cui non è autonomo, il 36% da badanti, il 13 % da conoscenti. Il 12% ha ricevuto assistenza a domicilio da operatori socio-sanitari e meno del 2% ha ricevuto assistenza presso un centro diurno. Il 3% è sostenuto da associazioni di volontariato. Una persona su 4 riceve l’assegno di accompagno.
Nel momento in cui si presenta improvvisamente la necessità dell’assistenza nessuna persona è pronta sia dal punto tecnico pratico sia psicologico. E’ veramente difficile affrontare l’improvvisa malattia offrendo una sufficiente qualità di sostegno entrando in empatia con il congiunto, comprendendo i suoi bisogni fisici e i suoi desideri inespressi. Anche la gestione del proprio stress e delle proprie emozioni diventa problematico per chi opera senza una adeguata preparazione. Generalmente in questo momento il Caregiver chiede il supporto di una assistente familiare (badante) che entrando in famiglia da perfetta sconosciuta tende almeno inizialmente ad alterare il già precario equilibrio esistente. Senza corsi specifici si possono solo apprendere, grazie agli infermieri e ai fisioterapisti che vengono in casa ad assistere il malato, tramite l’Assistenza domiciliare integrata (A.D.I.), le piccole manovre per spostare una persona e le pratiche igieniche elementari. Compiti essenziali saranno quelli della gestione della cura della persona e la somministrazione delle terapie. Altra responsabilità sarà la gestione non facile dei contatti con gli operatori sanitari e la verifica periodica dei controlli medici. Le situazioni di lavoro che deve affrontare un Caregiver familiare possono essere quindi molto diverse ma è facile intuire che esse tendano ad inasprirsi con l’aumento delle necessità di assistenza del congiunto in combinazione con la mancanza o il mal funzionamento dei servizi sociosanitari pubblici o privati. Nelle condizioni più impegnative il Caregiver familiare può cadere in una condizione di sofferenza e di disagio, provando tristezza e solitudine, affaticamento fisico e psicologico per il sovraccarico delle responsabilità. Spesso subentrano delle difficoltà economiche. Chi assiste può essere costretto a ridurre il proprio lavoro retribuito, in molti casi abbandonandolo per le difficoltà logistiche incontrate. Lasciano la loro occupazione infatti circa il 60% dei Caregiver familiari. Molti sono indotti inoltre a rinunciare anche alla loro vita privata e sociale. Sotto l’aspetto emozionale e fisico il carico maggiore è da imputare all’inevitabile aumento nel tempo dei sintomi della malattia, al suo peggioramento e alla crescente difficoltà di gestione degli ampliati comportamenti problematici. La consapevolezza della cronicità può dare la sensazione che non esista futuro migliore. Ed ecco piano piano si può concretizzare la “Sindrome del burnout” caratterizzata da uno stress eccessivo e prolungato che incide sulla salute fisica e mentale del Caregiver. La depressione conseguente ad un senso di inadeguatezza al proprio compito favorirà un senso di distacco e freddezza verso la persona assistita. Per evitare questa sindrome è necessario quindi mettere in atto una adeguata formazione sul tema dell’assistenza al soggetto disabile. E’ per questo motivo che molte sedi territoriali dell’A.D.A. hanno istituito dei corsi per Caregiver condotte da professionisti del settore quali geriatri, psicologi, sociologi, infermieri, tecnici della riabilitazione e assistenti sociali.
La Regione Lazio con la L.R. 11/2016 riconosce la figura del Caregiver e con Deliberazione di Giunta Regionale n.341/2021 ne evidenzia il ruolo centrale nei percorsi di assistenza domiciliare alla persona con disabilità e non autosufficienza. La Regione si impegna a finanziare corsi di formazione per i propri operatori dei servizi sociali e sanitari che entreranno in contatto con i Caregiver facilitando in questo modo il loro modo di operare nelle famiglie. Il Ministero per le Disabilità e il Ministero del Lavoro hanno firmato il decreto che assegna le risorse per il sostegno del ruolo di cura e assistenza del Caregiver familiare per il 2023. Sulla Gazzetta Ufficiale n. 301 del 27 dicembre 2022 sono stati assegnati alla Regioni circa 25 milioni di euro mirati ad introdurre agevolazioni a favore di chi assiste persone disabili. La domanda per accedere a bonus Caregiver familiare 2023 dovrà essere presentata direttamente all’Inps o rivolgendosi ai Caf e ai Patronati.