Terza età, istruzioni per l’uso: comunicare con le persone anziane
Terza età, istruzioni per l'uso: comunicare con le persone anziane – Ada Nazionale
Continua la rubrica Terza età istruzioni per l’uso a cura del Dottor Francesco Loretucci. Oggi qualche consiglio su come comunicare al meglio con le persone anziane:
Le persone che operano con gli anziani devono condividere il più possibile la realtà percepita dai propri assistiti. Fondamentale inoltre è la capacità di non giudicare i loro comportamenti messi in atto nel corso degli eventi che si svolgono giornalmente. Queste considerazioni sono particolarmente importanti per i giovani che si trovano ad avere in comune idee e sentimenti lontani dalle loro attuali esperienze lavorative con le persone in età avanzata. Spesso chiedere assistenza per una persona avanti con gli anni è sinonimo di un fallimento nella gestione della propria esistenza. Questa convinzione accompagna ancora il comportamento di molti anziani ed è legato principalmente alla realtà sociale che hanno condiviso. Per questo motivo è interessante e coinvolgente ascoltare, senza valutare, i racconti di chi afferma di non avere mai chiesto aiuto a nessuno. Testimonianze dei disagi e delle rinunce che attualmente nessuno sarebbe forse in grado di tollerare. Una delle difficoltà maggiori che incontrano le persone che andranno a lavorare con il mondo della terza età è comprendere le “radici” del comportamento dei propri assistiti. E’ molto facile offendere un sentimento a loro caro o non condividere una emozione importante. E’ però possibile partecipare il loro mondo osservandolo attraverso i loro occhi e sentendoselo raccontare. Esiste inoltre una grande differenza nel considerare una persona nella sua unicità o vederla come membro di un gruppo che condivide le stesse problematiche. Attualmente siamo abituati, per semplificare, a generalizzare sia i concetti che le notizie. Il modo in cui i mass media si occupano di “anziani” è certe volte generico ed approssimativo. Il termine “anziano” si può riferire ad un arco di tempo di venticinque anni della vita di un individuo, dimenticando le differenze dovute alle caratteristiche individuali derivanti alle varie esperienze di vita. Per gli operatori socio sanitari la scelta di trattare i loro assistiti come categoria in generale o come singoli individui deciderà la riuscita del loro lavoro di assistenza.