Terza Età, Istruzioni per l’uso: Le Differenze di Genere nella Terza Età
Terza Età, Istruzioni per l'uso: Le Differenze di Genere nella Terza Età – Ada Nazionale
Continua la nostra rubrica “Terza Età, istruzioni per l’uso" a cura del Dottor Francesco Loretucci, oggi un focus sulla differenza di genere nella terza età.
La fase della vita relativa alla terza età è stata, negli ultimi anni, ampiamente studiata nel suo complesso. Un settore che non è stato però sufficientemente approfondito è quello dell’importanza delle differenze di genere che si evidenziano sia dal punto di vista medico che sociale. La medicina, ad esempio, per secoli ha effettuato i suoi studi esclusivamente sugli uomini applicando quanto appreso anche sulle donne. Un modo di operare spesso inefficace che ha mostrato tutti i suoi difetti con la nascita della medicina di genere.
La medicina genere specifica Nasce così la medicina genere-specifica che consiste nello studio dell’influenza del sesso e del genere, termine che comprende anche gli aspetti socioculturali e psicologici, e le malattie che colpiscono sia gli uomini che le donne. Differenze tra i sessi si osservano nella frequenza, nei sintomi, nella gravità di numerose patologie e anche nella risposta alle terapie e alle reazioni avverse ai farmaci. Determinanti di salute molto rilevanti sono anche le differenze di genere negli stili di vita, spesso diversi tra i due sessi. Un approccio di genere nella pratica clinica può contribuire notevolmente alla promozione della salute, garantendo una maggiore appropriatezza e personalizzazione delle cure, in grado di produrre vantaggi sia per i malati, sia per sostenibilità del Servizio sanitario nazionale. Se si guarda ai numeri le donne sono più longeve degli uomini con una media di 6-7 anni in più rispetto a questi ultimi. Nello specifico la speranza di vita per le donne è di 84,5 anni e per gli uomini di 79,5. Questi dati, a primo impatto positivi per il genere femminile, non corrispondono però ad una migliore qualità della vita. Secondo l’Istat, infatti, l’8% delle donne riporta un cattivo stato di salute a differenza del 5% degli uomini, a cui si aggiungono i dati sulla disabilità, condizione che colpirebbe il 6% delle donne contro il 3,3% degli uomini. Sono molti i fattori che potrebbero essere ritenuti responsabili di tale situazione. Ma l’approccio della medicina, che ha sempre preso l’uomo come riferimento scientifico, ha senza dubbio una grande responsabilità. Da qui un maggiore impegno, negli ultimi anni, a studiare il corpo e la fisiologia della donna e le sue specifiche patologie prendendo in considerazione tutti gli elementi farmacologici impattanti di una determinata cura mirata.
L’aspetto sociale Lo stato di salute di una persona non è legato solo al corpo, ma tiene conto anche del benessere psicologico e sociale. Elementi influenzati in modo importante da diversi fattori, in grado di determinare anche il modo di vivere l’invecchiamento. La pensione generalmente più bassa delle donne perchè meno coinvolte nel mondo del lavoro ha un grande effetto negativo nella vita di tutti i giorni e conseguentemente sulla salute. Il basso reddito impedisce sia l’accesso a determinate cure che l’acquisto dei farmaci necessari. Un condizione altamente negative nella terza età è la solitudine che è prevalentemente una prerogativa femminile. Le donne vedove invecchiano da sole, gli uomini invecchiano in due, per la tendenza di questi ultimi a convivere nuovamente il prima possibile quando la coniuge muore. Anche in questa fase della vita la divisione dei compiti rimane diversa, molto spesso legando la donna alla cura sia della casa, degli anziani genitori, del marito e dei nipoti. Ciò comporta un maggior isolamento sociale, attenuato in parte dai rapporti di vicinato. Situazione che le lascia meno tempo libero in favore degli uomini in grado di viversi in modo più libero la propria pensione.
Il futuro Attualmente si stanno verificando cambiamenti significativi sia dal punto socioeconomico e culturali in grado di ridurre nella terza età le differenze di genere. Però è incontestabile che tutt’ora esistano. In questo contesto la medicina e la psicologia emergono come strumenti fondamentali per affrontare queste disparità, garantendo una risposta più personalizzata ed inclusiva alle esigenze della popolazione anziana.