Terza età istruzioni per l’uso: ‘Tempo dell’anziano’
Terza età istruzioni per l’uso: 'Tempo dell'anziano' – Ada Nazionale
Continua la rubrica Terza età istruzioni per l’uso a cura del Dottor Francesco Loretucci. Oggi un focus sul ‘Tempo dell’anziano’
Il tempo è una dimensione interiore che ogni persona vive e costruisce a propria misura. Può essere quindi rallentato, accelerato o normale. Il senso del tempo può cambiare nel corso dell’esistenza, dalle lunghe attese che caratterizzano l’infanzia al tempo frenetico dell’adolescenza, quando ogni cosa improvvisamente si accelera, al tempo organizzato dell’età adulta, in cui si cerca di dominarlo adattandolo alle proprie esigenze. E poi arriva il tempo della vecchiaia che ha un proprio percorso interiore difficile da condividere.
Cosa accade quando si invecchia? Secondo alcuni il tempo si dilata, perché la vita si svuota di attività e ha pause più lunghe; secondo altri sul piano inclinato dell’esistenza il tempo diventa ogni giorno più rapido. L’esito inevitabile però in tutti e due i casi è la noia, il senso di immobilismo e di stagnazione. Ma questo senso di stasi non è inevitabile. Si può anche invecchiare in modo attivo. L’avanzare del tempo può tornare a scandire i momenti dell’esistenza ritornando con la mente al passato ma con la piena consapevolezza di vivere nel presente, e si possono apprezzare le esperienze che si fanno quotidianamente nel mondo circostante prestandoci la giusta attenzione. Se questo non avviene più si ha la perdita del processo storico della propria esistenza, che è frutto della convinzione che tutti i cambiamenti della propria vita appartengano soltanto al passato ed il futuro non possa riservare più sorprese. Si ha quella che viene definita “l’illusione della fine della storia”.
Questa illusione ha effetti negativi perché alimenta un senso di rassegnazione e rinuncia. La vita non offre più nulla di interessante per cui valga la pena battersi e spendersi. Un evidente paradosso della vecchiaia è il fatto che i ricordi degli eventi recenti scivolano subito nei rivoli della memoria, mentre tornano alla mente quelli della prima infanzia con una ricchezza di dettagli impressionanti. Si vive nel presente, che viene cancellato appena viene vissuto, ma la memoria rimane legata al passato, quasi per allontanarci e difenderci dall’esperienza dell’invecchiamento. Può accadere poi che a scandire le ore della persona anziana non sia più l’orologio ma l’attesa di qualcuno che se ne prenda di lui cura, in una situazione simile a quella dell’infanzia quando si aspettava l’arrivo della madre per sentirsi rincuorati e tornare quindi a vivere con serenità. Sia l’anziano che il bambino infatti non sono i padroni del proprio tempo che appartiene solo alle persone che sono in grado di soddisfare i loro bisogni.