Terza età, istruzioni per l’uso: il sonno e gli anziani
Terza età, istruzioni per l'uso: il sonno e gli anziani – Ada Nazionale
Continua la rubrica Terza età istruzioni per l’uso a cura del Dottor Francesco Loretucci. Oggi un focus sul sonno e gli anziani.
In fisiologia medica si definisce il sonno come una spontanea, ricorrente ma reversibile interruzione dello stato di veglia. Questa condizione è caratterizzata da un arresto dell’attività cosciente, da un aumento della soglia percettiva degli stimoli e da una situazione di completa immobilità e rilasciamento muscolare. La mancanza assoluta di sonno porta l’individuo a gravi disturbi non solo del sistema nervoso ma anche di tutti gli organi e apparati. Queste alterazioni nel tempo possono condurre anche alla morte. Perché si dorme? Due sono le teorie più accreditate.
La teoria ristorativa del sonno: Consente l’ottimizzazione delle risorse sia a livello somatico che a livello cerebrale permettendo il recupero dell’energia spesa dall’encefalo per le attività plastiche quali l’apprendimento e la memoria. Favorisce la fissazione della memoria.
La teoria della risposta adattativa del sonno: Il sonno compare nell’evoluzione della specie per favorire la maggior probabilità di sopravvivenza. Durante il buio si rimaneva protetti dai predatori dormendo nelle grotte.
Due sono i processi principali che sono alla base del sonno:
a) Sonno come processo passivo: l’esaurimento dell’attività a livello encefalico oppure la riduzione o l’assenza degli stimoli esterni ne determinano l’insorgenza.
b) Sonno come processo attivo: la veglia e le varie fasi del sonno sono periodicamente impostate da strutture cerebrali specifiche.
Siamo tenuti a credere che durante il sonno il cervello “si spenga”. In realtà rimane sveglio attraversando quattro stadi che si susseguono nel corso del riposo.
Il sonno leggero. Addormentamento. Graduale distacco del pensiero dalla logica reale. Il corpo inizia a rilassarsi. Le onde cerebrali rallentano fino all’addormentamento. Compaiono fenomeni onirici con componenti fantastiche.
Sonno NREM. Definito così per l’assenza di rapidi movimenti oculari. L’attività mentale è ancora simile a quella dell’addormentamento. Poco ricordata, poco vivida e organizzata. La temperatura corporea inizia a scendere, il battito cardiaco diminuisce.
Sonno RME. Caratterizzato da rapidi movimenti oculari. Il distacco dalla realtà è totale. La pressione sanguigna aumenta e il cuore aumenta la sua frequenza. Il sonno REM favorisce il consolidamento e l’elaborazione delle esperienze del giorno precedente favorendo lo stabilizzarsi della memoria a lungo termine. Questa fase è caratterizzata dal sogno ed è densa di esperienze allucinatorie visive ed uditive. La possibilità di ricordare è legata al risveglio durante o subito dopo al sogno. Quasi la totalità delle persone che vengono svegliate in sonno REM racconta che stavano sognando.
Attività simile a quella dell’addormentamento ricca di visioni con componenti fantastiche.
I disturbi del sonno nell’anziano
Nel corso dell’arco della vita le ore di sonno variano sensibilmente. Si passa dalle 20 ore del neonato alle 8 della persona adulta fino alle 6 ore dell’anziano.
E’ quindi l’età che rappresenta il fattore fisiologico che maggiormente influenza il sonno sia dal punto qualitativo che quantitativo. E’ importante sottolineare come il problema clinico dei disturbi non è solo rappresentato dal durata del sonno ma dalla qualità dello stesso. Molti anziani soffrono di risvegli frequenti, si alzano presto al mattino o si coricano presto la sera alterando i normali ritmi
fisiologici. Si ha una riduzione del sonno profondo non REM, una più lunga latenza del sonno, una elevata alternanza di stadi di sonno più leggero e di veglia. Di conseguenza sorge l’insonnia con i relativi disturbi:
Disturbi neurologici (vertigini, tremore..)
Disturbi psichici (livello alterato di vigilanza. Difficoltà a concentrarsi..)
Disturbi senso percettivi (allucinazioni, deliri..)
Disturbi affettivo ideativi (ansia, depressione..)
Disturbi somatici (aumento pressione arteriosa, frequenza cardiaca..)
Qualche semplice consiglio per favorire un buon sonno:
Dormire in completa oscurità
Mantenere la temperatura della stanza a non più di 21 gradi
Spegnere tutti gli apparecchi elettronici (niente stand-by)
Se si usa la radiosveglia diminuirne la luminosità o girarla da un’altra parte
Riservare il letto solo per dormire
Non cambiare l’ora in cui si va a dormire
Stabilire sempre la stessa routine prima di andare a letto
Fare, se possibile, un bagno o una doccia calda
Smettere di lavorare almeno un’ora prima di coricarsi
Evitare gli alcolici
Mangiare leggero evitando i carboidrati e i fritti
Non usare il computer o il cellulare prima di dormire. La luce blu che emettono non permette all’organismo di produrre la giusta quantità di melatonina che permette un ritmo sonno-veglia salutare.