
di Francesco Loretucci
(Psicoterapeuta e Docente di Psicologia Generale in convenzione presso la Sapienza Università di Roma)
In un mondo in cui la popolazione invecchia velocemente si fa sempre più grande la sfida per prevenire o rallentare l’invecchiamento cerebrale. Fino agli anni 80 gli scienziati hanno ritenuto che il cervello, alla nascita, fosse formato da un determinato numero di neuroni incapaci di riprodursi. Per questa caratteristica, con il passare del tempo si pensava che la loro presenza era destinata a calare costantemente causando quindi un lento declino cognitivo.
Negli anni 90 sono arrivati i primi studi sulle cellule staminali. Si è evidenziata nel cervello l’esistenza di queste cellule indifferenziate, non ancora specializzate, che in base alle mutate necessità fisiologiche dell’organismo possono modificare la loro struttura trasformandosi in nuovi neuroni. Questa scoperta ha chiaramente rivoluzionato lo studio delle neuroscienze. Se esistono delle cellule nervose di riserva è quindi possibile recuperare le funzionalità compromesse a causa dell’età avanzata. E’ stata inoltre dimostrata una continua trasformazione delle connessioni neuronali. Le sinapsi ovvero i siti di contatto tra le cellule nervose del cervello si formano e si degradano nel corso della la vita sotto gli effetti di una stimolazione continua. Queste ricerche dimostrano che è possibile mantenere i neuroni sempre funzionali ed attivi, sottoponendoli a idonei esercizi di stimolazione come si fa per l’apparato muscolare.
Nasce quindi una visione innovativa della medicina secondo la quale gli individui devono gestire in maniera proattiva il proprio vivere quotidiano con l’intento di migliorare la qualità della propria vita.
E’ possibile mantenere in allenamento il cervello dell’anziano adottando strategie molto semplici e mirate che oltre a prevenire ed invertire il declino cognitivo, possono migliorare gli altri aspetti della vita quali le attività quotidiane, la socialità e la capacità di gestirsi in piena autonomia.
Come l’attività fisica rafforza l’apparato muscolare, così determinati esercizi per il mantenimento e lo sviluppo della memoria potenziano le capacità cognitive. I più semplici, che si possono fare da soli o in gruppo, sono molto vari ed ognuno ne può proporre di altri sua creazione o interesse. Ne citiamo i più popolari:
1- ricordare una poesia studiata alle elementari, o i nomi dei coetanei in una foto scolastica di gruppo
2- ricordare il colore della prima bicicletta
3- ricordare il numero del primo telefono di casa o la targa della prima macchina…. etc.etc.
Questi esercizi che possiamo chiamare anche giochi sono prodotti della fantasia di ognuno, non sono strutturati e possono essere condivisi in gruppi di amici.
Altri giochi che consentono di tenere in allenamento il cervello sono quelli che possiamo definire mentali strutturati, quali le parole crociate, il sudoku, gli scacchi, la dama ed il burraco.
E’ importante ricordare inoltre come la lettura e la scrittura specie se condivise, favoriscano l’assimilazione di nuove parole ed il rafforzamento mnemonico del significato di quelle conosciute.
Giocare a carte, a scacchi, fare i cruciverba, leggere a voce alta sono quindi tutte attività che nel loro insieme aiutano a mantenere il cervello in salute. Il gioco è quindi una cosa seria. Anzi una cosa tremendamente seria. Attenzione però. I giochi e gli esercizi che si fanno in solitudine favoriscono l’isolamento sociale e sappiamo bene come la socializzazione sia importante per il cervello dell’anziano.