Reti associative  trasformative oltre il terzo settore

Nuove frontiere dell’intergenerazionalità

di Antonio Derinaldis

(Portavoce Naz. Rete Associativa ADA)

La “comfort letter” della Commissione Europea quale via italiana all’economia sociale ha aperto una serie di riflessioni ed approfondimenti sulla “global leadership” del terzo settore. Viviamo un tempo che ci interroga profondamente, non solo sui temi della longevità attiva, trasversale, di successo ma anche sull’avanzare dell’età o sul dialogo e sulla connessione intergenerazionale.

Il terzo settore, da sempre radicato nella prossimità, oggi è chiamato a diventare “innovatore civico” e  “facilitatore di transizioni”. Gli schemi sociali che hanno promosso l’active ageing fanno ormai posto ad una nuova identità generativa: l’active ageity.

Un approccio integrale che pone le persone anziane e le generazioni “on line” non come beneficiari ma come “co-costruttori di bene comune”, detentori di saperi, esperienze, visioni.

L’avvento delle nuove tecnologie sia critiche che emergenti entrano in una nuova dimensione per essere strumenti per superare le disuguaglianze sociali e garantire la conoscenza equa per tutti e per tutte le età come l’Agenda 2030 ONU ci ricorda.

Oltre il terzo settore nello sviluppo umano e di senso che rende centrale la persona anziana e le relazioni intergenerazionali va progettato un modello sistemico che integra: relazioni comunitarie (beni relazionali), reti tecnologiche (AI, piattaforme digitali, metaverso), salute-cultura-accessibilità, capacity building generazionale.

E’ l’alba di un “meta-welfare plurifattoriale” su basi inclusive, connesse ed attattive.  L’introduzione di meccanismi applicativi di valutazione di impatto sociale e di valutazione di impatto generazionale rendono le reti associative del terzo settore non uno spazio “tradizionale” ma un’ecosistema “trasformativo”, non solo servizi, ma “costruttore” di senso pubblico, non solo soggetto integrativo, ma attivatore di innovazione sistemica.

Un “nuovo settore” dove reti associative, parti sociali, imprese sociali, cittadinanza attiva, istituzioni, scienza e tecnologia collaborano per il bene comune. La sinapsi sociale che ne deriva è la promozione di una “valutazione di impatto trasformativo” non per misurare risultati, ma “cambi di paradigma” con indicatori quali la generatività sociale, l’impatto inter-generazionale, l’aumento di capitale relazionale, lo shift culturale (es. passaggio da cura a co-cura). Significa avere la responsabilità e il coraggio di ri-creare politiche “non conservative” ma “evolutive”, non solo riformiste ma anche “innoviste”.  Le reti associative e l’art. 55 del Terzo Settore ci hanno aperto la strada. Occorre andare oltre con la co-progettazione trasformativa, con la quarta missione del sistema universitario e scientifico, con la salute pubblica e digitale, con stakeholder in una logica di “co-braining” e di “inter-braining” misurando non l’efficienza ma cogliendo il cambiamento generato nella qualita’ della vita, nella rigenerazione dei legami sociali, nell’attivazione di nuove leadership sociali e civiche, nel rafforzamento dell’equità e della solidarietà intergenerazionale. Oggi essere rete associativa è costruire un’alleanza per l’innovazione umana che mobilita energie, movimenta pensiero e accende impegno per rigenerare il senso della longevità oltre il patto tra generazioni, territori e conoscenza. La Rete Associativa ADA una rete che pensa, include, innova e trasforma.